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Le tue gengive risultano per caso rosse, gonfie, lucide e dolenti al tatto, magari anche accompagnate da sanguinamento mentre pulisci i denti con la normale igiene quotidiana?

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Stai notando che, tra dente e dente, sono comparsi degli strani ‘triangolini neri’, che prima non c’erano?

Oppure, magari, che i denti sembrano stranamente ‘più lunghi’ rispetto a come erano prima?

Noti delle placche giallastre, specie alla base dei denti, accanto all’attaccatura gengivale, e da un po’ stai soffrendo di alitosi cronica, che non passa neppure con un’ottima igiene orale?

Tutti questi sintomi possono indicare che c’è un problema non solo alle tue gengive, ma anche a tutto il parodonto, cioè il tessuto di supporto dei denti.

Non sono sintomi che dovresti ignorare: sono grossi campanelli d’allarme che dovrebbero farti eseguire, anche con una certa premura, una visita specialistica odontoiatrica.

Se nel mentre vuoi comunque saperne di più sulle possibili cause di questa sintomatologia e, soprattutto, una delle terapie d’eccellenza per curare le tue gengive, ossia la levigatura radicolare, continua a leggere questa pagina.

Cos’è il parodonto, e perché è così importante per i nostri denti?

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il roseo colorito delle gengive in salute

Il parodonto (dal greco antico greco ‘παρά’, accanto, e ‘odùs’, dente, quindi ‘accanto al dente’) è il tessuto di supporto dei denti, composto da gengiva, legamento radicolare, cemento radicolare e osso alveolare, cioè l’osso al quale, proprio per mezzo del legamento radicolare, le radici dei denti sono ben ancorate.

Tutti i tessuti profondi del parodonto, ed anche le radici dei denti, sono protette dalla gengiva, cioè un tessuto morbido e dalle grandi capacità rigenerative, a cui il sistema immunitario delega la risposta attiva contro tutti i microbi ed i parassiti che, normalmente, popolano il nostro cavo orale.

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gli stadi della parodontite: dalle gengive sane (1) a quelle malate gravi (4)

Già, perché nella nostra bocca, in ogni momento, sono presenti un gran numero di batteri, di virus, di funghi e di lieviti, che formano un vero e proprio ‘biofilm’ che ricopre gengive, denti e mucosa orale.

Questo biofilm compone il microbiota orale che, come quello intestinale, vive in simbiosi col nostro organismo, ed è importante sia per la salute della nostra bocca, sia anche per tante altre patologie dipese da agenti esterni, che potrebbero entrare nel nostro corpo proprio per mezzo delle vie aeree.

Nei tessuti della gengiva, che lasciano scoperte solo le corone dei denti ed invece proteggono a dovere le radici, sono presenti grandi quantità di anticorpi, nello specifico i leucociti, che hanno il compito di tenere sotto controllo la presenza (e la quantità) del microbiota orale.

Va ricordato che, come per il microbiota intestinale, anche il microbiota orale è, per così dire, ‘personalizzato’ per ognuno di noi: le percentuali della flora batterica delle diverse famiglie di microbi cambiano da persona a persona, e anche con l’età fisiologica o situazioni particolari di vita, così come, per via genetica, acquisiamo anche una precisa sensibilità del nostro organismo a determinate famiglie di batteri.

Il giusto bilanciamento tra i diversi ceppi batterici del microbiota e la risposta del sistema immunitario, che si difende principalmente proprio con la protezione che garantisce la gengiva, creano una condizione di equilibrio, mantenendo dunque la bocca sana ed in salute.

Quando le nostre gengive hanno problemi, causati da un abbassamento delle difese immunitarie oppure un aumento improvviso e soverchiante di alcune colonie batteriche del microbiota (o, comunemente, tutti e due gli eventi assieme) si possono creare condizioni pericolose, che possono portare all’inizio di situazioni infettive, alcune reversibili ed altre, invece, croniche e peggiorative.

Da cosa è composto il microbiota orale?

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il microbiota orale è necessario al benessere della nostra bocca

Il microbiota orale è composto da una grande quantità di microorganismi, alcuni innocui per il nostro corpo, altri abbastanza pericolosi, se lasciati prolificare troppo, altri ancora decisamente pericolosi, che dovrebbero sempre essere tenuti in minor quantità possibile.

Come detto in precedenza, il bilanciamento di questi batteri, spesso in competizione biologica tra di loro, è permesso dal buon funzionamento del sistema immunitario, che ha il compito di ‘tenere basse’ le colonie batteriche che, invece, tentano costantemente di iper-proliferare (soprattutto quelle nocive).

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i batteri parodontopatogeni sono gli agenti eziologici della piorrea

Accanto alla flora batterica, nel microbiota possono trovarsi anche virus e parassiti, come ad esempio i funghi ed i lieviti (uno dei più popolari è il Candida albicans).

Similmente ai batteri, anche per i virus ed i parassiti è fondamentale la risposta immunitaria del corpo, che deve tenere bassi anche questi agenti potenzialmente malevoli se iper-proliferanti.

Volendo sintetizzare, di tutti i ceppi batterici che compongono il microbiota orale, possiamo sicuramente classificare tre ‘'tipi'’ principali di microbi: i batteri parodontopatogeni, i batteri cariogeni e i batteri saprofiti.

I batteri saprofiti, e sono innocui per il nostro organismo, e non provocano dunque infiammazioni o infezioni.

Si nutrono degli scarti del nostro epitelio orale (cellule ormai ‘morte’ della mucosa), o di altri scarti di cibo frutto della nostra masticazione.

Sono batteri considerati ‘amici’, poiché la loro presenza e il loro metabolismo non provocano nessun danno ai nostri tessuti, e anzi: già il loro essere presenti nel cavo orale, impedisce ad altri microbi nocivi di prendere il loro posto, facendo dunque da ‘tappo’ per pericolose infezioni.

I batteri cariogeni sono batteri che, nutrendosi degli scarti degli zuccheri dei nostri pasti, producono un pericoloso acido metabolico in grado di perforare lo smalto dei denti, dando dunque origine alla carie dentale.

I batteri parodontopatogeni, invece, sono i più pericolosi in assoluto per la salute della nostra bocca: sono batteri eccezionalmente resistenti, anaerobi (quindi che possono sopravvivere senza ossigeno), piogeni, cioè in grado di scatenare violente infiammazioni ed infezioni purulente.

Questi batteri sono chiamati parodontopatogeni, e in determinati soggetti, con particolari condizioni scatenanti, possono dare origine a severe infiammazioni del parodonto, in particolar modo dell’osso alveolare, che a sua volta sfociano in quella che è conosciuta come parodontite.

Esistono diverse famiglie di batteri parodontopatogeni, che vengono divisi per 'complessi', variabili in relazione alla loro pericolosità e capacità d'infiammazione dei tessuti del parodonto: il complesso rosso (il più pericoloso in assoluto), il complesso arancione e il complesso verde.

Che cos’è la parodontite?

La parodontite, chiamata anche piorrea nel linguaggio popolare (sebbene questa sia considerata, in ambito medico, il suo stadio finale), è una patologia ad eziologia batterica del cavo orale, che si manifesta come una lenta ma costante e progressiva retrazione dell’osso alveolare, cioè l’osso a cui le radici dentali sono ancorate per mezzo del legamento radicolare.

Questo vero e proprio riassorbimento dell’osso è in effetti una risposta violenta ad un’aggressione batterica, nello specifico dei batteri parodontopatogeni.

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la parodontite distrugge il tessuto osseo e gengivale, scoprendo le radici dei denti

Riassorbendosi, nel tentativo di proteggersi dall’attacco batterico, l’osso si porta appresso anche la gengiva, che su di lui poggia a mo’ di protezione, facendola ritirare.

Ritirandosi seguendo il riassorbimento dell’osso, la gengiva vede formarsi delle lesioni verticali, chiamate tasche parodontali, che si popolano presto di altre colonie batteriche.

Essendo batteri anaerobi, quindi in grado di sopravvivere senza ossigeno (che anzi, per molti di loro è un veleno), i batteri parodontopatogeni possono annidarsi in profondità nelle tasche parodontali, e continuare a proliferare anche quando queste si ‘tappano’ per la formazione, in superficie, di placche di tartaro, cioè batteri ormai morti e calcificati.

Sotto il tartaro, i batteri si moltiplicano e infiammano ancora di più l’osso, che si riassorbe dunque sempre di più, aumentando la profondità della tasca.

Questo crea un circolo vizioso, che rende la parodontite non solo cronica, ma peggiorativa nel tempo.

Seguendo tutta la radice del dente, la tasca parodontale dunque diviene sempre più profonda, sempre più carica di batteri, arrivando, solitamente dopo molti anni, addirittura al legamento radicolare, che permette l’adesione della radice all’osso.

Ormai con pochissimo osso rimasto e col legamento radicolare distrutto dai batteri, il dente comincia quindi a divenire mobile, cioè a ‘dondolare’ anche al minimo contatto, segno ben evidente della sua destabilizzazione dovuta alla mancanza di tessuto osseo.

Il risultato finale di questo processo abbastanza lungo è uno solo: la caduta del dente, anche se ancora sano, per espulsione spontanea.

L’edentulia causata dalla parodontite è, assieme alla carie dentale, una delle prime cause in assoluto di perdita degli elementi dentali naturali.

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La predisposizione genetica alla parodontite non significa, necessariamente, sviluppo della parodontite stessa.

Difatti, per iniziare, la malattia parodontale ha bisogno sicuramente di una maggiore sensibilità del corpo ai batteri parodontopatogeni, ma anche di un numero sufficiente di quest'ultimi, che il sistema immunitario non riesce a contenere.

Va sempre ricordato che la parodontite è difatti una vera e propria disbiosi: in un microbiota sano e bilanciato, anche grazie all'azione del sistema immunitario, è difficile che inizi l'infiammazione dell'osso, anche in caso di predisposizione genetica.

Ecco perché è importante provvedere sempre alla regolare igiene orale docimiliare, su base quotidiana, nonché alle sedute periodiche di quella professionale, eseguita in poltrona odontoiatrica.

Quali sono i batteri responsabili della parodontite?

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i batteri parodontopatogeni, i nemici dei nostri denti

La parodontite è causata dai batteri parodontopatogeni, che come abbiamo visto poco in alto sono appartenenti al cosiddetto ‘complesso rosso’ del microbiota orale.

Esistono svariate famiglie e molti ceppi di questi batteri, ma i più comuni sono il Porphyromonas gingivalis, Il Prevotella intermedia Fusobacterium nucleatum, l’Actinobacillus, l’Aggregatibacter actinomycetemcomitans, il Neisseria e il Veillonella.

Queste famiglie, e tante altre aggiuntive non citate, sono suddivise per complessi colorati (rosso, arancione e verde), a seconda della loro pericolosità e del loro potere infiammativo per i tessuti.

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Tutti questi batteri sono anaerobi e piogeni, quindi in grado di sopravvivere senza ossigeno e, al contempo, iniziare violente infiammazioni dei tessuti ossei e gengivali, che possono portare anche alla formazione di dolorosi ascessi purulenti.

Una curiosità interessante è che, proprio per la loro natura di batteri anaerobi, il loro contatto con il perossido di idrogeno, cioè l’acqua ossigenata, è per loro mortale.

C’è una correlazione genetica per l’inizio della parodontite?

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nelle tasche gengivali si annidano batteri e tartaro

Sì, la Medicina ha da tempo stabilito che la parodontite è una patologia a predisposizione genetica.

Non si eredita la piorrea in sé, ma la sensibilità dei tessuti orali all’azione dei batteri parodontopatogeni, che sono la causa scatenante dell’infiammazione dell’osso alveolare.

Nei soggetti predisposti, anche piccole disbiosi del microbiota, con modeste proliferazioni dei batteri parodontopatogeni, possono causare una violenta risposta immunitaria, che può essere misurata con un test molto attendibile, che analizza la quantità delle interleuchine, cioè delle proteine di scarto prodotte dai leucociti proprio durante la loro ‘lotta’ contro i batteri patogeni.

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la mobilità dentale è il sintomo di parodontite avanzata

Nei pazienti con predisposizione ereditaria, il numero di queste interleuchine è molto elevato, e ciò determina in maniera inequivocabile la predisposizione alla parodontite.

Di contro, pazienti invece non predisposti sono sostanzialmente insensibili alle colonie parodontopatogene, e non sviluppano l’inizio della malattia parodontale anche in condizioni che, nei pazienti invece predisposti, sarebbero considerate estremamente gravi.

La predisposizione genetica alla parodontite, ereditata per via familiare, spiega anche il perché l’infezione è così diffusa in tutto il mondo, tanto da avere autentiche caratteristiche di vera e propria epidemia.

Cosa sono le tasche parodontali?

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gengive rosse, sanguinanti e con deformazione della linea dei denti

Le tasche parodontali sono delle lesioni verticali della gengiva, frutto della sua retrazione causata, a sua volta, dal riassorbimento dell’osso alveolare: una risposta di estrema difesa dell’organismo all’attacco soverchiante delle colonie di batteri parodontopatogeni che il sistema immunitario non riesce a contenere e bilanciare nel microbiota orale.

Sono delle lesioni che partono dal colletto dentale e seguono in profondità la radice dei denti, divenendo via via più profonde in relazione all’avanzamento della parodontite.

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schema di una tasca parodontale

Le tasche parodontali, essendo delle vere e proprie ‘tasche’, non dissimili da quelle di una giacca, si riempiono velocemente delle colonie batteriche parodontopatogene che, essendo formate da microbi anaerobi, possono sopravvivere senza ossigeno anche in profondità nei tessuti.

Riempiendosi di placca attiva e infiammante, le tasche stimolano sempre di più l’osso alveolare al riassorbimento, e questo causa una lenta ma continua e progressiva retrazione gengivale, che aumenta sempre più la profondità della tasca.

Tasche più profonde possono contenere sempre più batteri, che alimentano sempre più l’infiammazione ossea, in un vero e proprio circolo vizioso che rende la parodontite cronica e degenerativa.

Anche se le tasche possono ‘tapparsi’ in superficie col tartaro, cioè placca batterica ormai calcificata ed inattiva, in profondità le colone batteriche parodontopatogene rimangono ben vive e proliferano, e questo può portare, essendo i batteri anche piogeni, a dolorosi ascessi gengivali, ripieni di pus.

Più le tasche parodontali diventano profonde, più tessuto osseo e gengivale si perde, e più la struttura radicolare dei denti si destabilizza.

Quando i batteri, scavando sempre di più nei tessuti, arrivano al legamento radicolare, cioè la struttura che ancora la radice dei denti all’osso, vi è un irreversibile danneggiamento del supporto di stabilità del dente, che così acquisisce mobilità, cominciando a ‘dondolare’, anche al minimo contatto.

Questo sintomo, che poi è quello con cui è maggiormente conosciuta la ‘piorrea’, è preludio della caduta spontanea dell’elemento dentale, che avviene quando la radice perde anche il minimo ancoraggio con l’osso, ormai quasi del tutto riassorbito.

L’edentulia, cioè la condizione di mancanza di uno o più elementi dentali naturali, è dunque l’estrema ed inevitabile ultima istanza della parodontite.

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Alcune condizioni patologiche, oppure dei momenti di immunodepressione del fisico, possono portare un deciso abbassamento del sistema immunitario, permettendo al microbiota di andare fuori controllo.

Ad esempio, pesanti e lunghe cure antibiotiche, patologie croniche invalidanti e peggiorative (come il diabete mellito), oppure infezioni che causano una costante immunodepressione (HIV) possono portare ad un abbassamento talmente elevato del sistema immunitario da far iper-proliferare i batteri parodontopatogeni.

Quali sono i sintomi iniziali della parodontite?

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la radiografia digitale è indispensabile per stabilire la consunzione dell'osso alveolare

La parodontite è una patologia temibile, non solo per la sua predisposizione genetica e la sua difficoltà di trattamento eradicativo, ma anche per il suo inizio silente, che in molti casi è quasi del tutto asintomatico.

In questo, l’inizio della malattia parodontale è simile a quello del diabete mellito, patologia anch’essa ad insorgenza totalmente asintomatica e che è legata a doppio filo con la parodontite stessa.

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igiene orale, prima e dopo

L’inizio in sordina della parodontite è estremamente pericoloso, poiché una diagnosi tardiva ritarda ovviamente le cure, a tutto vantaggio dei batteri e della loro colonizzazione dei tessuti profondi del parodonto.

Più tempo si perde con l’inizio dei trattamenti, più le tasche parodontali diventano profonde, e più tessuto sano viene irrimediabilmente distrutto.

Premesso ciò, i sintomi iniziali della parodontite, quando presenti, sono in genere blandi, tanto da venire ignorati dai pazienti, specie quelli non abituati ai controlli periodici dal Medico Odontoiatra.

Lo stadio iniziale della parodontite è chiamato gengivite, ed è l’unico stadio completamente reversibile dell’infezione parodontopatogena.

Le gengive in questo stadio di presentano arrossate, gonfie, con superficie lucida e liscia, spesso dolenti al tatto e sanguinanti anche a stimoli minimi, come ad esempio durante la comune igiene orale quotidiana.

La gengivite può regredire totalmente se trattata per tempo, poiché in questo stadio l’osso alveolare non ha ancora iniziato il suo riassorbimento.

È quindi di fondamentale importanza intervenire prontamente con la giusta terapia a base di sedute di igiene orale professionale, atte ad abbassare la carica batterica parodontopatogena e a permettere ai tessuti gengivali di sfiammarsi.

Se la gengivite è invece ignorata, essa si tramuta col tempo in parodontite propriamente detta.

L’osso alveolare comincia a ritirarsi, e con esso anche la gengiva che lo protegge.

Si formano così i tipici ‘triangolini neri’ tra dente e dente, che altro non sono che il rialzo della papilla interdentale, dovuto proprio al riassorbimento dell’osso.

I denti, a poco a poco, sembrano ‘più lunghi’ di come erano originariamente, e questo è causato sempre dal riassorbimento dell’osso e dal rialzo della linea gengivale, che espone parzialmente le radici dentali.

Il riassorbimento dell’osso è cronico e peggiorativo nel tempo: le radici dentali divengono sempre più esposte, e questo può causare pericolose carie radicolari, difficili da curare e che possono compromettere la struttura stessa del dente.

Nel caso di iper-proliferazione massiccia delle colonie batteriche nelle tasche ormai ‘tappate’ da una spessa placca di tartaro, è possibile che il paziente sperimenti il doloroso ascesso gengivale: una raccolta di pus, maleodorante e che spesso porta a febbre anche alta, che a volte fistolizza la gengiva e spurga all’esterno.

Quando le tasche parodontali raggiungono il legamento radicolare, il dente comincia a muoversi in maniera anomala, ‘dondolando’ anche al minimo contatto, segno evidente della precaria stabilizzazione della sua radice con l’osso, ormai quasi del tutto riassorbito.

Questo stadio è quello più noto alla popolazione, che ha preso il nome di piorrea.

L’ultimo stadio della parodontite porta all’edentulia, cioè alla perdita degli elementi dentali naturali, che vengono espulsi spontaneamente.

La parodontite è dipesa dall’età avanzata?

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Anticamente, si riteneva che la piorrea e la perdita dei denti ad essa dovuta fosse un problema dell’età, inevitabile con l’avanzamento fisiologico della vecchiaia.

In realtà, ciò non è propriamente corretto: la parodontite è una patologia a predisposizione genetica che, peraltro, mediamente comincia a far danni ad osso e gengiva già in età molto giovane, solitamente prima dei 40 anni.

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la parodontite non è una patologia che colpisce solo gli anziani

E non mancano poi casi di parodontite precoce, che comincia ad aggredire i tessuti parodontali anche prima dei 30 anni.

L’età media in cui viene diagnosticata la parodontite, cioè dopo i 50 anni, è frutto del suo lento lavoro di distruzione dell’osso e della gengiva: esso è difatti lento nel tempo, seppur cronico ed evolutivo, e solitamente sono necessari molti anni per arrivare a sintomi ben evidenti della malattia parodontale.

Quando il paziente si reca dal Dentista, poiché i sintomi ormai sono diventati palesi e degni di preoccupazione, la malattia è solitamente in attività già da molto tempo, spesso anni ed anni.

Da qui la percezione che la piorrea sia ‘un problema degli anziani’, quando invece è dettato dalla predisposizione genetica, unita a molti fattori di rischio e, diciamolo, anche da un irresponsabile lassismo nei regolari controlli odontoiatrici periodici, che tutti noi dovremmo sempre fare nel corso della nostra vita.

Come si può diagnosticare la parodontite?

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la visita odontoiatrica è indispensabile per la diagnosi della parodontite

La parodontite necessita, per la sua diagnosi, sia di esame clinico, che di esami radiografici e specifici test di laboratorio.

L’esame clinico, eseguito dal Medico Odontoiatra o dall’Igienista Dentale, consiste in una visita odontoiatrica focalizzata alle gengive e alla ricerca, nonché misurazione, delle tasche parodontali.

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Dopo essersi accertato dello stato generale della bocca del paziente, il professionista inizia a misurare le tasche parodontali per mezzo di una sonda millimetrata, capace cioè di misurare la profondità delle tasche.

Questa misura è essenziale per stabilire la gravità della parodontite, poiché essa è direttamente proporzionale alla profondità complessiva delle tasche parodontali.

Dopo la misurazione delle tasche, al paziente viene eseguita una radiografia panoramica delle arcate dentale, modernamente eseguita con un’apparecchiatura digitale con tecnologia TAC a fascio conico.

Quest’esame è importante, poiché permette di visualizzare la consunzione dell’osso alveolare, nonché stimare l’eventuale presenza di infiltrazioni cariogene nelle radici dei denti.

La diagnosi è poi conclusa con l’esecuzione di due test specifici, con un piccolo prelievo di materiale orale (assolutamente indolore) eseguito direttamente in poltrona odontoiatrica.

Il primo test è quello del DNA, e serve per stabilire se il paziente è davvero geneticamente predisposto alla parodontite.

Il secondo test è invece microbiologico, e permette di stabilire la composizione del micriobota orale, in maniera molto precisa, tale da determinare la percentuale dei singoli complessi batterici presenti nella bocca.

Questo esame è fondamentale per stabilire il corretto piano terapeutico, poiché lo scopo prioritario nella cura della parodontite è proprio quello di abbassare il più possibile la carica batterica parodontopatogena, e contestualmente alzare quella dei batteri saprofiti.

La raccolta analitica di tutti questi dati porta poi alla diagnosi della parodontite, nonché al prospetto di terapia e, ovviamente, alla prognosi.

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Non è possibile sterilizzare il cavo orale, né disinfettarlo completamente per lunghi periodi di tempo.

Anche in presenza di un'eccellente igiene, difatti, il microbiota orale si riforma in pochissimo tempo, impedendo dunque qualsiasi tentativo di cura radicale della parodontite.

Le terapie moderne per il contrasto della piorrea, come ad esempio la levigatura radicolare, hanno dunque come scopo quello dell'abbassamento deciso della carica batterica parodontopatogena, ma non della sua eliminazione totale (cosa impossibile).

Abbassando di molto il complesso nocivo del microbiota, si permette ai batteri buoni, cioè quelli saprofiti, di riequilibrarsi nel cavo orale, aiutando anche il sistema immunitario a riprendere il controllo della situazione.

Cos’è la levigatura radicolare?

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La levigatura radicolare è una tecnica d’igiene orale pensata appositamente per pulire in profondità le tasche parodontali.

Si tratta di una procedura odontoiatrica essenziale per contrastare l’avanzata della parodontite e arrestare il riassorbimento dell’osso alveolare, che è poi la causa principale della destabilizzazione dei denti.

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l'uso del microscopio operatorio è fondamentale per un'assoluta precisione nel trattamento

La tecnica prende il nome di ‘levigatura’ poiché durante le sedute odontoiatriche, le radici dei denti, a contatto diretto con la placca batterica che popola la tasca parodontale, vengono ‘lisciate’ con appositi strumenti, per eliminare qualsiasi possibile ‘appiglio’ per le colonie batteriche.

A differenza della normale igiene orale, la levigatura radicolare viene eseguita in profondità maggiore, ed è necessaria dunque per le condizioni avanzate di parodontite, in presenza di tasche molto profonde, che spesso sono state ‘tappate’ da spessi blocchi di tartaro.

La levigatura radicolare è una delle tecniche di punta della Parodontologia, ed è l’unica arma davvero efficace per sfiammare l’osso alveolare, permettere la guarigione del tessuto gengivale e aiutare l’organismo a riprendere il controllo del cavo orale, nello specifico della popolazione batterica parodontopatogena.

Come si effettua la levigatura radicolare?

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utilizzo dell'air-flow a base di micro-polveri

La levigatura radicolare viene effettuata dal Medico Odontoiatra o dall’Igienista Dentale, entrambi però con forti competenze nella Parodontologia, cioè quella branca della Stomatologia che studia e cura proprio le infezioni parodontali.

La procedura può essere eseguita in una o più sedute, e il numero delle stesse è deciso dal Medico Odontoiatra o dall’Igienista Dentale a seconda dello stato clinico del paziente.

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levigatura radicolare al microscopio

La levigatura radicolare può essere effettuata con o senza anestesia locale: anche in questo caso, l’indicazione all’anestesia, effettuata sempre dal Medico Odontoiatra, è decisa in base allo stato clinico, ma entra in gioco anche il comfort e la compliance del paziente durante il trattamento.

Molti pazienti difatti, magari particolarmente ansiosi od agitati, possono beneficiare dell’anestesia locale per rilassarsi e essere assolutamente sicuri di non sentire alcun fastidio.

Va ricordato infatti che la levigatura radicolare moderna è sempre indolore, a prescindere dalla tecnica utilizzata per eseguirla, quindi il paziente può tranquillizzarsi durante la seduta.

Dopo aver disinfettato il cavo orale con un apposito collutorio, il professionista comincia la pulizia delle tasche e la levigatura delle radici, servendosi di svariati strumenti operatori, come ad esempio:

  • L’ablatore ultrasonico, in grado di distaccare sia le placche di tartaro e sia la placca batterica vitale, in maniera delicata e senza rovinare i tessuti sani dei denti e del parodonto;
  • La curette, cioè un particolare bisturi ‘a cucchiaio’ particolarmente utile per rimuovere grandi quantità di batteri a contorno della radice del dente;
  • Le micro-polveri abrasive, cioè delle sottilissime polveri, a base di bicarbonato o eritritolo, spruzzate con aria ed acqua tiepida per mezzo di un piccolo compressore, in grado di pulire meccanicamente la placca batterica anche in grande profondità, senza danneggiare i tessuti sani (ed anche le eventuali protesi);
  • La fototerapia eseguita con il laser odontoiatrico ad alta potenza, in grado di distruggere la placca batterica ad alta profondità, e contestualmente sviluppare una stimolazione endotermica dei tessuti gengivali, che ne facilità la ricrescita

Va ricordato che non esiste una tecnica migliore di un’altra: è l’obiettivo principale quello che deve essere traguardato, ed anzi spesso svariate tecniche sono eseguite in combinazione, per bonificare il più possibile le tasche ed eliminare il maggior numero di batteri nocivi.

A prescindere dallo strumento utilizzato, levigatura è una tecnica che richiede grande precisione d’esecuzione: la superficie sulla quale si lavora è molto piccola, delicata e sensibile, e anche minimi sbagli potrebbero causare lesioni non volute al paziente.

Ecco perché, negli studi odontoiatrici di livello, viene utilizzato per l’operazione di levigatura radicolare il microscopio operatorio: un moderno strumento di altissima precisione, in grado di ingrandire enormemente l’area operativa e permettere così all’operatore un’azione d’intervento millimetrica (ed anche meno).

Alla fine del trattamento, l’operatore può applicare, per mezzo di iniezioni sottogengivali, disinfettante locale o terapia antibiotica, che servono da terapia adiuvante alla levigatura radicolare.

Entro certe profondità, queste terapie di levigatura radicolare possono abbassare di molto la carica batterica parodontopatogena, aiutando l’osso a sfiammarsi e quindi ad arrestare il suo riassorbimento.

Quando invece le tasche parodontali sono ormai di ampia profondità, dove non riesce ad arrivare neppure il laser odontoiatrico, è necessario ricorrere alla levigatura radicolare avanzata, cosiddetta ‘a cielo aperto’.

Cos’è la levigatura radicolare ‘a cielo aperto’?

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La levigatura radicolare cosiddetta ‘a cielo aperto’ è una tecnica chirurgica necessaria per pulire tasche parodontali molto profonde, talmente profonde da non essere ormai più raggiungibili neppure con la grande profondità del laser odontoiatrico o delle micro-polveri.

È una procedura di Chirurgia Orale avanzata, usata come extrema ratio per le tasche parodontali estremamente profonde, che spesso sono già arrivare al legamento radicolare.

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il tartato è placca batterica calcificata

Viene praticata in anestesia locale, per mezzo di incisione e scollamento dei lembi gengivali adiacenti alla tasca parodontale che si intende pulire.

Lo scollamento rivela tutta la tasca, fino alla sua fine, così da poterne permettere la levigatura e la pulizia completa.

Finita la levigatura, il Medico Odontoiatra disinfetta i tessuti con disinfettante topico o anche antibiotico, per poi riallineare i lembi gengivali e suturarli.

La guarigione della gengiva è solitamente molto veloce, e non è previsto dolore nel post-operatorio, solo un lieve indolenzimento, che può comunque essere tenuto sotto ottimo controllo con comuni anti-dolorifici.

I punti di sutura vengono levati dopo circa una settimana-dieci giorni, mentre la guarigione completa richiede circa 20-30 giorni.

Questo intervento permette di sfiammare l’osso alveolare e bonificare tanche anche molto profonde, arrestando dunque l’avanzata della parodontite.

La levigatura radicolare va ripetuta nel tempo?

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il riassorbimento osseo è il pericolo maggiore della parodontite

Teoricamente, no: una volta pulite le tasche parodontali e levigate le radici, la terapia dovrebbe proseguire con le normale sedute periodiche di igiene orale professionale, accompagnate dalla corretta igiene domiciliare quotidiana.

La levigatura radicolare difatti è una terapia considerata d’urto, che serve per rimuovere una grande quantità di batteri in profondità nelle gengive, ma che non deve essere abusata.

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Difatti, anche se eseguita con la massima precisione possibile, anche grazie all’uso del microscopio operatorio, durante la levigatura radicolare piccole parti di tessuto sano, sia di gengiva che di radice dentale, possono comunque essere danneggiate, seppur superficialmente.

Ciò di solito non è un problema, e comunque queste micro-lesioni sono assolutamente rare, grazie alla perizia e alla precisione dell’operatore, ma sono comunque possibili, e quindi la terapia non può essere abusata e ripetuta nel tempo troppo frequentemente, quando non necessario.

Ecco perché diventa fondamentale, a ciclo di trattamento ultimato, provvedere ai regolari controlli odontoiatrici e ad un piano di mantenimento di igiene orale professionale, eseguita con le tecniche mini-invasive tradizionali, accompagnata dall’adeguata istruzione del paziente nell’igiene orale quotidiana (che deve essere comunque impeccabile).

A quale Medico posso rivolgermi per eseguire la levigatura radicolare?

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La levigatura radicolare è una competenza della Parodontologia, che a sua volta è una sotto-specializzazione della Stomatologia, cioè la branca della Medicina che studia e cura tutte le affezioni del cavo orale umano (sia denti che parodonto).

La Parodontologia è una specialità iper-perfezionata, che solitamente richiede molti anni di pratica sul campo, nonché uno studio profondo dei meccanismi di risposta e rigenerazione dei tessuti parodontali.

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il medico odontoiatra parodontologo è lo specialista di riferimento per la parodontite

Per eseguire una levigatura radicolare senza rischiare di danneggiare le radici dei denti del paziente, occorre quindi tanta esperienza, nonché una strumentazione d’avanguardia.

Bisognerebbe dunque rivolgersi ad uno studio dentistico competente in Parodontologia, dove operano Medici Odontoiatri e Igienisti Dentali perfezionati nella cura della parodontite, con equipe di supporto ed assistenza altrettanto specializzate.

Dal 1955, siamo l’eccellenza per la Parodontologia a Milano

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Lo Studio Dentistico Bittante è uno studio odontoiatrico con un focus particolare sulla malattia parodontale, che negli anni si è specializzato quasi esclusivamente nella Parodontologia avanzata.

Nello studio, modernamente attrezzato e fornito di TAC Cone-beam, microscopio operatorio e laser odontoiatrico ad alta potenza, operano ogni giorno professionisti Parodontologi di grande esperienza, perfezionati proprio nella levigatura radicolare, eseguita sempre con grande precisione, proprio grazie all’uso del microscopio odontoiatrico.

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siamo lo studio dentistico specializzato nella parodontite sin dal 1955

Nello studio sono altresì disponibili, per la diagnosi della parodontite, anche i moderni test genetici e microbiologici, necessari non solo per stabilire la predisposizione alla piorrea, ma anche per controllare precisamente l’esito delle terapie.

PBG - la Parodontologia biologicamente guidata

Test genetico per la parodontite

Grazie a decenni di studi e ricerca medica, lo Studio Dentistico Bittante ha sviluppato un protocolo di cura unico in Italia, chiamato PBG, cioè Parodontologia Biologicamente Guidata.

Questo protocollo innovativo, già sperimentato con successo su migliaia di pazienti nel corso degli ultimi vent'anni, si basa sul trattamento della parodontite mediante l'ausilio di test genetici e microbiologici, effettuati direttamente in studio e che accompagnano ogni piano di cura dei singoli pazienti.

Trattamento avanzato per la parodontite a Milano

Il test genetico della parodontite, analizzando il livello di interleuchine, può stabilire se il paziente è effettivamente predisposto allo sviluppo della malattia parodontale, mentre il test della placca batterica del cavo orale è indispensabile per stabilire la quantità della carica dei batteri parodontopatogeni e batteri saprofiti.

Il test dei batteri parodontopatogeni, o meglio della loro carica, viene eseguito periodicamente durante tutta la terapia, ed è un valore di assoluta importanza in corso di trattamento.

Difatti, proprio questo test guida gli sforzi dei dentisti e degli igienisti dentali, e gli permette di controllare l'effettiva efficacia del trattamento.

Trattamento che viene eseguito mediante precisi protocolli d'igiene orale, avvalendosi di apparecchiature d'avanguardia come il laser odontoiatrico ad alta potenza, il microscopio operatorio e l'erogazione di polveri sottogengivali sottili e molto delicate per mezzo di aria compressa.

I dati dei pazienti trattati parlano chiaro: oltre il 95% di successi conseguiti, interrompendo l'avanzamento della parodontite e salvando i denti naturali dalla caduta.

Con il protocollo PBG potrai dunque:

  • Conoscere se sei predisposto alla parodontite;
  • Conoscere esattamente la tua percentuale di rischio ed esposizione alla piorrea;
  • Conoscere se la tua bocca è un terreno fertile per i batteri nocivi;
  • Arrestare l'avanzata della malattia parodontale;
  • Salvaguardare i tessuti delle tue gengive e del tuo osso alveolare;
  • Impedire la caduta dei tuoi denti naturali

Prenota subito il tuo test genetico

Il test genetico per accertare la predisposizione alla parodontite è facile, veloce, indolore e può essere eseguito in ambulatorio odontoiatrico, con un piccolo prelievo di materiale epiteliale della bocca.

Datosi che il DNA non cambia nel corso della vita, il test deve essere eseguito solo una volta, ed è estremamente affidabile: può dirti con precisione se sei un soggetto predisposto o meno alla parodontite, e questo è di fondamentale importanza per impostare al meglio la tua personale terapia di cura della piorrea.

Non devi aspettare di perdere tutti i denti, dopo anni di lassismo, per non aver saputo che invece eri un soggetto predisposto alla parodontite: devi agire ora!

Nello Studio Dentistico Bittante, grazie al protocollo avanzato della Parodontologia Biologicamente Guidata, potrai eseguire con facilità il test per la predisposizione alla piorrea e, contestualmente, potrà essere eseguito anche il test sulla carica microbica della tua bocca: un altro test avanzato, che è in grado di rivelare l'esatta composizione batterica del tuo cavo orale, individuando la percentuale di batteri parodontopatogeni che sono responsabili della parodontite.

PRENOTA SUBITO!

lo Studio Dentistico Bittante si trova a Milano, in Corso Europa 10.

la sede è storica, ed è utilizzata da oltre sessant'anni.

lo Studio Dentistico Bittante non è un franchising e non è una catena low-cost: è uno studio unico, gestito da tre generazioni di professionisti dell'Odontoiatria e dell'igiene orale, e questo è un motivo di vanto per tutti i collaboratori e gli altri professionisti presenti giornalmente nelle sale di trattamento.

lo Studio Dentistico Bittante è nel cuore di Milano, ed è facilmente raggiungibile con le Linee Metropolitane:

  • MM1 (Linea Rossa) Fermata San Babila o Duomo;
  • MM3 (Linea Gialla) Fermata Duomo;
  • MM4 (Linea Blu) Fermata San Babila

se vuoi raggiungerci in autovettura, ricorda che lo studio è nella Zona a Traffico Limitato di Milano (Area C), quindi ti servirà il pass (clicca qui per tutte le informazioni e per acquistarlo).

se devi parcheggiare la tua auto, davanti allo studio è a disposizione un autosilo, con parcheggi orari.

se vieni da fuori Milano in treno, puoi scendere alla stazione Milano Centrale e prendere la linea MM3 (Linea Gialla), direzione S. Donato, fino alla fermata Duomo.

se vieni invece dalla stazione di Porta Garibaldi, il percorso più breve è quello di prendere la linea MM2 (Linea Verde), direzione Abbiategrasso-Assago, scendere a Cadorna, cambiare con la linea MM1 (Linea Rossa), direzione Sesto 1° Maggio e scendere alla fermata Duomo.

se vieni dall'aeroporto di Linate, lo studio è comodamente raggiungibile in poco più di 10 minuti con la linea metropolitana MM4 (Linea Blu), scendendo alla fermata San Babila.

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Quindi ricorda che...
  • il parodonto è il tessuto di supporto dei denti, formato dalle gengive, dal legamento radicolare e dal cemento radicolare e dall'osso alveolare;
  • i denti sono ancorati all'osso alveolare per mezzo del legamento radicolare e del cemento radicolare, e questi tessuti sono protetti dalla gengiva, mantenendo dunque una condizione di sterilità;
  • la parte visibile dei denti si chiama corona, e non è che 1/3 circa di tutto l'elemento dentale, che prosegue in profondità nell'osso alveolare;
  • la gengiva è un tessuto morbido e molto attivo a livello metabolico, poiché è responsabile della protezione delle radici dentali e dell'osso dall'attacco degli agenti patogeni;
  • nella gengiva il sistema immunitario invia sempre grandi quantità di leucociti, ovverosia i globuli bianchi che hanno il compito di contrastare qualsiasi minaccia esterna al corpo;
  • esendo un cavo comunicante con l'esterno, anche nella bocca, così come nell'intestino, sono presenti un gran numero di microbi, di batteri, di virus e di funghi, che formano il microbiota orale;
  • il microbiota orale ricopre tutti i tessuti superficiali del cavo orale, come una sorta di biofilm con cui il corpo deve convivere;
  • esistono varie famiglie di batteri che compongono il microbiota orale, alcuni innocui ed altri invece pericolosi;
  • il bilanciamento di tutte le famiclie batteriche presenti nel microbiota è fondamentale per la salute ed il benessere della nostra bocca;
  • il sistema immunitario del corpo, quando in salute, è capace di tenere sotto controllo le famiglie pericolose dei batteri del microbiota orale, impedendone l'iper-proliferazione;
  • tra tutte le famiglie batteriche presenti nel microbiota, i batteri parodontopatogeni sono sicuramente quelli più pericolosi, poiché in grado di scatenare una violenta risposta immunitaria, con l'inizio dell'infiammazione dell'osso alveolare;
  •  infiammandosi per l'attacco dei batteri parodontopatogeni, l'osso alveolare comincia a riassorbirsi, dando origine alla malattia parodontale;
  • la sensibilità dell'osso alveolare ai batteri parodontopatogeni è personale, cambia da soggetto a soggetto ed è ereditata geneticamente;
  • la parodontite è l'infiammazione cronica dell'osso alveolare, che fa recedere anche la gengiva sopra di esso, creando delle lesioni verticali note come tasche parodontali;
  • nelle tasche parodontali si annidano altri batteri, che infiammano sempre di più l'osso e peggiorano il suo riassorbimento, rendendo la parodontite cronica ed evolutiva;
  • l'igiene quotidiana non permette di arrivare a pulire in profondità le tasche parodontali, che dunque continuano ad infiammare l'osso;
  • se non trattate per tempo, le tasche parodontali scavano sempre più nei tessuti, arrivando a distruggere il legamento radicolare, provocando una destabilizzazione del dente;
  • la caduta spontanea dei denti è lo step finale della parodontite;
  • la pulizia delle tasche parodontali mediante la levigatura radicolare è una procedura odontoiatrica necessaria per le tasche che già sono abbastanza profonde, tali da non poter essere pulite con l'igiene tradizionale;
  • la levigatura radicolare rimuove grandi quantità di batteri dalle tasche e liscia la superficie della radice del dente, impedendo dunque ad altri batteri di appigliarvisi sopra;
  • la levigatura radicolare è una tecnica che richiede grande precisione, e per questo è fatta solitamente con l'ausilio del microscopio operatorio;
  • quando le tasche parodontali sono molto profonde, tali da non permettere neppure al laser odontoiatrico di raggiungerne la fine, è possibile intervenire con la levigatura radicolare a cielo aperto;
  • la levigatura radicolare, seppur eseguita con estrema precisione, può asportare anche parti di tessuto sano, e dunque è una procedura di cui non si dovrebbe abusare;
  • dopo la levigatura radicolare è necessario provvedere al mantenimento periodico del cavo orale, con sedute di igiene orale professionale e l'obbligatoria igiene orale domiciliare;
  • la levigatura radicolare è una tecnica di parodontologia, che può essere eseguita in uno studio odontoiatrico specializzato nella cura della malattia parodontale
Dentista in centro a Milano Dott. Gianluigi Bittante

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Gianluigi Bittante il giorno:

martedì 4 febbraio, 2025

Il Dott. Gianluigi Bittante è un Medico Chirurgo specializzato in Odontostomatologia e Protesi Dentaria.

Ha rilevato lo storico Studio Dentistico Bittante da suo padre, il Dott. Luigi Bittante, che lo aprì nel 1955.

Si è particolar modo dedicato allo studio e al trattamento della parodontite, conosciuta anche come piorrea, di cui è uno dei massimi esperti in Italia.

Lo Studio Dentistico Bittante è, attualmente, uno dei centri di rilievo nazionale per il trattamento della parodontite, e giornalmente riceve pazienti da tutta Italia, curando casi complessi a cui, spesso, è stata proposta l'estrazione di tutti gli elementi dentali danneggiati dalla piorrea.

Nell'esercizio trentennale della professione di Medico, il Dottore ha sviluppato un protocollo di trattamento della parodontite unico in tutto il Paese, chiamato PBG - Parodontologia Biologicamente Guidata.

L'obiettivo del Dottore, spesso realizzato, è proprio quello di salvare i denti dei suoi pazienti con parodontite, evitandone l'estrazione.

Oltre a questo scopo principale, quotidianamente il Dott. Gianluigi Bittante si occupa dell'Odontoiatria d'urgenza, dell'Odontoiatria Estetica, dell'Implantologia e della cura della parodontite.

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